DELITTO DI COGNE
Annamaria Franzoni scarcerata, concessi i domiciliari dopo 6 anni di carcere
Condannata a 16 anni di carcere in Appello (in primo grado la pena fu di 30 anni), la madre assassina lascia il carcere. Non potrà tornare a Cogne
Annamaria Franzoni, condannata a 16 anni per aver ucciso suo figlio Samuele Lorenzi di soli 3 anni, è stata ammessa alla detenzione domiciliare. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna, accogliendo l'istanza della difesa. La Franzoni dopo la sentenza ha scontato solo 6 anni, ma la perizia psichiatrica del prof. Augusto Balloni, ha escluso, a oltre 12 anni dal delitto, il rischio di recidiva di figlicidio.
Annamaria Franzoni non potrà tornare a Cogne, è una delle restrizioni decise dai giudici che le proibiscono di mettere piede nel Comune della Val d'Aosta dove fu commesso l'omicidio del figlio. L'ordinanza rileva che la capacità genitoriale di Annamaria Franzoni é intatta.
Ieri, intorno alle 18 e 30, in compagnia di una amica, è giunta nella sua casa a Ripoli Santa Cristina.
Era il 30 gennaio del 2002 quando la donna chiese aiuto al 118 dicendo che il figlio vomitava sangue. L'equipaggio dell'eliambulanza giunto a Montroz, frazione di Cogne, capì subito che la devastazione del piccolo corpo era stato un gesto volontario e allertò il 112. Tesi che incredibilmente il medico di famiglia, allertato dalla Franzoni sin dall'inizio contestò parlando di aneurisma, di pianto incontenibile in seguito al quale la testa del bambino si sarebbe addirittura aperta. L'autopsia confermò il delitto: Samuele fu colpito almeno 17 volte con un colpo contundente. Forse tentò anche di difendersi, riportando alcune ferite alle mani.
La madre di Samuele venne ufficialmente indagata e accusata quaranta giorni dopo il delitto, dopo una serie infinita di apparizioni in tv, di interviste che miravano, probabilmente, a garantirsi il favore della pubblica opinione. Ma al termine del processo di primo grado, era il 2004, la Franzoni venne condannata a 30 anni. Pena quasi dimezzata, 16 anni, in Appello (aprile 2007) dopo che i giudici concessero l'equivalenza delle attenuanti sulle aggravanti (delitto compiuto a danno di discendenti). Il processo fu una battaglia di perizie, di tesi, di riscontri e di contraddizioni. L'arma del delitto non venne mai trovata.
Giuseppe Bianchi
(27 giugno 2014)
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