Anticorruzione
Prevenzione della Corruzione nelle P.A. del Sistema Educativo
Lo stato dell'arte ed il caso particolare rappresentato dallapplicazione delle norme da parte delle istituzioni scolastiche.
Il Protocollo che prevede la realizzazione di attività nei confronti degli studenti, dei giovani delle famiglie e della società civile, rientra nell’ambito dell’insegnamento interdisciplinare «Cittadinanza e Costituzione», istituito con L. n. 169/2008, e si pone come obiettivo,tra le altre cose, la divulgazione nelle scuole di ogni ordine e grado della cultura della legalità e della prevenzione della corruzione.
L’interesse prestato dal MIUR alla materia della prevenzione della corruzione è ulteriormente comprovato, se mai ce ne fosse stato bisogno, dall’attenzione con cui è stata data applicazione agli adempimenti previsti dal nostro ordinamento. Si rammenta brevemente che in base alla L. n. 190/2012, nel nostro ordinamento esiste un sistema integrato in materia di Trasparenza, Prevenzione della corruzione, Valutazione delle perfomance, per il quale le pubbliche amministrazioni sono tenute regolarmente a svolgere una serie di adempimenti, tra i quali sono previste la redazione, entro il 31 gennaio di ogni anno del Piano triennale della prevenzione della corruzione, ed entro il 31 dicembre di ogni anno la pubblicazione della relazione annuale sulle attività realizzate.
Con delibera n. 50/2013, l’ANAC ha emanato le linee guida per l’aggiornamento del Programma triennale per la trasparenza eintegrità rispetto alle norme della prevenzione della corruzione (L. n. 190/2012).
Inoltre l’ANAC, con il messaggio del 24/11/2014, prevede la pubblicazione in un’apposita sezione di Amministrazione trasparente, di un modello di relazione standard in formato Excel che il Responsabile della prevenzione della corruzione dovrà predisporre entro il 15 dicembre e pubblicare entro il 31 dicembre di ogni anno. Tale modalità rappresenta una soluzione di buon senso che consente all’ANAC di estrarre i documenti dai portali delle P.A. per una più facile analisi e verifica degli adempimenti posti in essere.
Da una prima ricognizione a campione effettuata sulle relazioni pubblicate dalle P.A. appartenenti al sistema educativo (MIUR, Università, Enti di ricerca pubblici e istituzioni scolastiche), senza pretese di esaustività dell’analisi, ma soprattutto senza citare i nomi delle università e degli enti di ricerca osservati, emerge che il “settore” ha correttamente applicato la normativa in materia di prevenzione della corruzione.
Nello specifico, il MIUR ha integralmente adempiuto alle disposizioni di legge, secondo le modalità previste dall’ANAC, indicando le attività realizzate, le criticità rilevate in considerazione della propria complessa organizzazione e le iniziative possibili per prevenire la corruzione. Lo stesso può dirsi per le Università e per gli enti di ricerca pubblici, anche se non si rilevano sistematicità eomogeneità nella collocazione della relazione annuale all’interno della sezione Amministrazione trasparente. Molte istituzioni, infatti, hanno collocato il PTPC nella pagina principale della sezione sulla Trasparenza, mentre hanno pubblicato la relazione annuale nella sezione “altri contenuti”, senza dare il giusto rilievo alla materia.
Un’altra questione di forma è la denominazione data alla disciplina della prevenzione della corruzione. Anche in questo caso non sussiste un’omogeneità di trattamento, in quanto molti enti danno alla sezione il titolo “corruzione”, mentre si dovrebbe utilizzare il termine “anticorruzione” oppure la più appropriata definizione, presente nel titolo della L. n. 190/2012, “prevenzione della corruzione”.
Nel merito invece, la maggioranza delle pubbliche amministrazioni del sistema educativo ha disegnato un impianto organizzativo dei soggetti interessati dall’attuazione del PTPC che sulla carta sembra funzionale agli scopi e una mappatura delle aree di rischio chiara edoggettiva. Tuttavia le iniziative concrete, previste e realizzate, per la prevenzione della corruzione consistono principalmente nelle attività di “informativa e formazione” del personale, mentre scarsa attenzione è stata dedicata alle attività di impulso e coordinamento da parte del RPC e alle modalità di controllo e monitoraggio sulla realizzazione del programma di prevenzione.
Un caso particolare è rappresentato dall’applicazione delle norme da parte delle istituzioni scolastiche. Dalla relazione annuale 2014 pubblicata dal MIUR, emerge tra le criticità il fatto che non è chiaro se l’amministrazione centrale debba essere destinataria delle segnalazioni su eventuale violazione della legge da parte delle Università, Enti di ricerca ed istituzioni scolastiche, ma soprattutto se l’ambito di applicazione della normativa comprenda anche le scuole.
Il primo punto sembra di facile soluzione, in quanto la legge prevede che i singoli enti adottino apposite misure per consentire di denunciare la violazione delle norme ed in ogni caso è utilizzabile l’indirizzo istituzionale whistle[email protected].
Per quanto riguarda il secondo punto, a dire il vero, la criticità evidenziata dal MIUR può ritenersi plausibile. Analizzando, infatti, i portali delle istituzioni scolastiche emerge che gran parte di queste, visto quanto avviene anche per gli Uffici scolastici regionali che effettuano al massimo il link al portale del MIUR, abbia ritenuto che l’adempimento assolto dal Ministero, potesse esonerarle dall’osservare le disposizioni sulla prevenzione della corruzione. Poche sono pertanto le scuole che hanno inserito la materia della prevenzione della corruzione all’interno della sezione Amministrazione trasparente, redigendo il proprio PTPC edelaborando la prevista relazione annuale.
Sul punto è opportuno evidenziare che la normativa sull’autonomia scolastica (D.P.R. 275/1999) non si limita a garantire soltanto la possibilità di autoregolamentazione nel rispetto degli indirizzi ministeriali, della didattica, del curriculo e dell’offerta formativa, ma riguarda anche l’attribuzione di autonome funzioni organizzative e di gestione, individuando anche le competenze escluse (artt. 14 e 15 del D.P.R. citato). Dalla lettura di tali articoli, sembrerebbe che le istituzioni scolastiche, al pari di quanto avviene per la Trasparenza, possano dare attuazione anche alle disposizioni sulla prevenzione della corruzione, in quanto rientranti nell’autonomo esercizio dei propri compiti ed attribuzioni. Nei fatti inoltre, il dirigente scolastico, figura posta al vertice della scuola, si cimenta sistematicamente in procedure di reclutamento, in bandi di affidamento e nell’acquisto di beni e servizi, che espongono tale amministrazione a rischi di corruzione. Sarebbe pertanto quanto mai opportuno che le istituzioni scolastiche individuassero il proprio RPC e adottassero autonomamente il proprio PTPC.
Tuttavia, la struttura organizzativa delle istituzioni scolastiche è talmente specifica e semplificata (il dirigente scolastico; il direttore dei servizi generali e amministrativi, il quale svolge funzioni amministrative e di direzione dei servizi di segreteria; il personale docente e il personale ausiliario), che il soggetto in grado diassumere il ruolo di Responsabile della prevenzione della corruzione risulta essere il solo dirigente scolastico con il rischio, in riferimento alla materia della corruzione, che il controllante coincida con il controllato. Sarebbe auspicabile che l’ANAC emanasse una delibera ad hoc per definire l’esatto ambito di applicazione della normativa al sistema educativo e più precise modalità di attuazione delle disposizioni che tengano della specificità e della natura delle istituzioni scolastiche.
Avv. Fabrizio Marra de Scisciolo
Visto/Appr.
La Direzione
(28 febbraio 2015)
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