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Federalismo demaniale

RUBRICA "Storie a lieto fine dai Comuni" Da immobile abbandonato a sede per le pratiche comunali

Nel Comune di Monte Compatri l'ex Laboratorio delle funi ceduto all'Amministrazione comunale tra bracci di ferro, burocrazia ed inutili attriti.

Una storia di carte bollate durata anni che ha visto un braccio di ferro tra l’'agenzia del Demanio del Lazio e il Comune di Monte Compatri (Provincia di Roma). Oggetto del contendere: il Laboratorio delle funi metalliche di Molara. Una struttura in totale stato di abbandono dal 1980 e che l’'amministrazione, in base al decreto del “Fare” ed al federalismo demaniale, è riuscita a portare nel suo patrimonio immobiliare solo nel gennaio scorso.

La vicenda, in realtà, affonda le sue radici nel 1968, quando il ministero delle Finanze consegnò ai colleghi dei Trasporti e delle Infrastrutture (Mit) il compendio costituito da 5 fabbricati e i relativi terreni con pertinenze. Uno spazio utilizzato per sperimentare e creare nuovi cavi di acciaio, ma che in seguito alle richieste di assegnazione dell'amministrazione comunale di Monte Compatri, dal 2011, “risultava in normali condizioni di manutenzione e conservazione, chiuso e privo di personale di servizio”, come scrivevano nella loro relazione gli ispettori del Demanio. Sei mesi dopo quel sopralluogo, il 28 ottobre, la decisione: quel bene deve tornare agli uffici che gestiscono il patrimonio pubblico. Troppo alti i costi di manutenzione, “e vista la carenza di interesse di questo dicastero” - scrivono i dirigenti di via Nomentana, la volontà è quella di “destinare il centro ad attività differenti”.

L'obiettivo è “un uso più idoneo e redditizio per l'Erario”. La situazione si sblocca anche grazie al decreto del "Fare", che ha  consentito agli enti locali di entrare in possesso delle strutture che il governo centrale non riesce a gestire. A questo punto la giunta decide di salire sul treno in corsa, per gestire l'immobile di Molara e rispondere alle esigenze della cittadinanza. Continuando, così, un percorso amministrativo intrapreso dal Comune di Monte Compatri nel lontano 2008.

La lettera firmata dal sindaco sembra il percorso obbligato per chiudere la questione. Con l'agenzia del Demanio nazionale pronta a concedere il disco verde all’iniziativa. Il parere favorevole, da parte dei proprietari, giunge 12 mesi fa. Mentre gli assessori e il primo cittadino non perdono tempo e il 18 febbraio del 2014 chiedono e ottengono l’immediata attribuzione della struttura. Il ‘no’ della sede regionale arriva in modo inaspettato per i rappresentanti del Comune dei Castelli romani. Motivazione ufficiale del dipartimento: bisogna attendere che tutte le amministrazioni dello Stato manifestino l’interesse per l’edificio in questione.

Da palazzo Borghese la manifestazione d'interesse non si fa attendere, il ministero dei Trasporti ribadisce l'intenzione di proseguire con la cessione sollecitando “un effettivo passaggio di consegne oltre all'inventario dei materiali e delle attrezzature presenti”. Una nota, quella del 4 aprile 2014, che dovrebbe consentire il superamento dell'impasse.

Niente da fare. Non basta la volontà, espressa con atti ufficiali, inutili i sopralluoghi: la direzione regionale dell'Agenzia del Demanio afferma che quegli spazi sono ancora utilizzati dal dicastero di via Nomentana, quattro anni dopo la prima certificazione dello stato di abbandono e nonostante il Mit scriva che “le attività di trasferimento siano definitivamente completate”.

Non solo. Inutile anche il parere positivo espresso dalla direzione nazionale del patrimonio. "Quel bene non s’ha da trasferire, quella dismissione non s’ha da fare". Sabbie mobili burocratiche che rischiavano di pregiudicare, in termini economici e funzionali, le azioni dell'amministrazione comunale di Monte Compatri, costretta a chiedere la tutela di un avvocato per ricorrere al Tar contro la decisione degli uffici del Lazio.

Tutto cambia quando le cronache giudiziarie romane raccontano di un'inchiesta che ha investito proprio la Direzione regionale dell'Agenzia del Demanio del Lazio per atti relativi a un parcheggio da costruire a Roma presso piazzale Clodio.

Dopo 3 mesi dalla presentazione del ricorso ai giudici amministrativi, la situazione si sblocca. Il 30 gennaio 2015, infatti, arriva il decreto di trasferimento a favore di palazzo Borghese, firmato dal neo direttore regionale, Pier Giorgio Allegroni. Nel patrimonio dell'amministrazione comunale entrano dei manufatti che coprono i 1600 metri quadrati e un terreno che raggiunge una estensione di 40.000 Metri quadrati per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro.

Una “grande soddisfazione”, dichiara il primo cittadino Marco De Carolis, che annuncia “"I monticiani avranno un’'altra sede in cui recarsi per le pratiche comunali: area in cui saranno aperti, tra gli altri, gli Uffici relazione con il pubblico, quelli della Polizia locale e della Protezione civile"”.  

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La Direzione

(1 aprile 2015)

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