Riforme
Stallo nell'Aula del Senato. Polemiche del PD contro il Presidente Grasso
Nel corso della giornata il Presidente della Repubblica ha continuato a prestare la sua opera a sostegno delle riforme caldeggiate da Matteo Renzi, ricevendo al Quirinale Grasso e Vendola.
Continua con grande fatica il cammino del ddl sulle riforme nell’Aula di Palazzo Madama. La giornata è stata caratterizzata dalle polemiche dichiarazioni del capogruppo del PD Luigi Zanda nei confronti del Presidente del Senato Pietro Grasso. In tutto il giorno sono stati votati solo tre emendamenti sui 7850 presentati.
Zanda ha contestato l’interpretazione data da Grasso al Regolamento sul voto segreto, che il Presidente ha ammesso per gli emendamenti riferiti alle funzioni del Senato e per quelli a tutela delle minoranze linguistiche. Il capogruppo PD ad un certo punto si è rivolto a Grasso in questi termini : “si ha intenzione di andare avanti con questo ritmo?”.
Il Presidente Grasso nel pomeriggio è stato ricevuto da Capo dello Stato, al quale ha rappresentato che sono state presentate ben 920 richieste di voto segreto, sottolineando il rischio paralisi nel caso di “ostruzionismo esasperato”.
In una nota, il Quirinale ha sottolineato che costituirebbe “grave danno al prestigio e alla credibilità delle istituzioni parlamentari il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale”. Regalando in questo modo un altro assist a Matteo Renzi, dopo quello di ieri, molto contestato da Beppe Grillo.
E’ probabile che il Presidente della Repubblica abbia esercitato la sua capacità di “moral suasion” a favore del Governo anche nell’incontro avuto oggi con Nichi Vendola, leader di SEL; che subito dopo ha tenuto a precisare : “noi non stiamo sulle barricate per un’estetica opposizione. Noi vogliamo mettere al riparo le riforme da qualunque rischio di bonapartismo”.
Il Governatore della Puglia si è detto disponibile ad aprire sulla possibilità del ritiro degli emendamenti “se il Governo cambiasse atteggiamento. Auspico una dimostrazione di buona volontà su due punti : il numero di firme necessarie per il referendum e quello per le leggi di iniziativa popolare”.
Richieste che, per la verità, sembrerebbero ben poca cosa rispetto alle migliaia e migliaia di emendamenti proposti da SEL sugli argomenti più svariati. Evidentemente il potere di convincimento di Giorgio Napolitano è ancora elevatissimo. Non è difficile prevedere, a questo proposito, qualche altro post di Grillo.
Intanto il Premier continua a rilasciare dichiarazioni caratterizzate da un’estrema sicurezza dei propri mezzi, evidenziando che “il treno delle riforme andrà avanti in ogni caso”. In realtà, la contrapposizione con i senatori contrari alla sua proposta di riforma sta diventando sempre di più “una guerra di logoramento”. Tanto per dare un’idea, in giornata sono girate voci -pare provenienti dall’entourage del segretario del Partito Democratico- di possibili elezioni in autunno nel caso le riforme si “impantanassero”.
Renzi ha fretta e non vuole nemmeno sentir parlare di slittamento del voto a settembre o oltre. Del resto, la minaccia più o meno velata di ricorrere al voto anticipato durante il semestre di presidenza italiana della UE potrebbe trovare -se fondata- la fermissima opposizione del Presidente della Repubblica, da sempre contrario al voto anticipato prima di aver approvato le riforme istituzionali e, soprattutto, la legge elettorale.
Se la minaccia di elezioni non fosse solo un bluff, peraltro, potrebbe forse spiegare la decisione di Giorgio Napolitano di “entrare in gioco” con tutta la sua autorevolezza a sostegno delle proposte di riforma di Renzi, nell’evidente tentativo di scongiurare un epilogo che lui ha sempre paventato. Provocando, però, in questo modo la risentita reazione del M5S, che ritiene di esercitare legittimamente i diritti offerti all’opposizione dal Regolamento del Senato.
Moreno Morando
(23 luglio 2014)
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